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Il rilancio del mare post pandemia

Di ANTONIO ERRIGO

 Il 2020 è stato un anno del tutto eccezionale per l’economia mondiale. La contrazione del PIL globale, pari a oltre il 3 per cento, è risultata largamente superiore a quella della crisi del 2009, quando la flessione si arrestò al -0.3% per cento e a quella della grande crisi del 1929. L’Italia nel 2020 ha registrato una contrazione del PIL dell’8,9%, ponendosi al di sotto della media europea (-2,2%) e di quella mondiale (-5,5%), dietro la Germania che perdendo il 5,1% è rimasta al di sotto della media mondiale di 1,7 punti, ma che si è posta al di sopra della media dei Paesi dell’area Euro (+1,6%); la Francia ha invece registrato una perdita di PIL dell’8,2% in linea con la perdita del PIL italiano. L’Italia nel 2020 si posiziona soltanto prima della Spagna che registra una perdita di PIL del 10,8% [4,1% in meno rispetto a quello medio dell’area Euro e -7,4% rispetto a quello mondiale]. L’economia italiana ha rispecchiato l’andamento descritto a livello internazionale, con contrazioni dell’attività soprattutto nei servizi. Risultando, però, svantaggiata dalla specializzazione produttiva nell’industria per abbigliamento e pelletteria e per il maggiore peso della filiera del turismo. Il PIL italiano ha perso nel 2020 l’8,9% pari a circa 150 miliardi e un crollo degli occupati rispetto a febbraio 2020 di 945 mila unità (590 mila dipendenti e 355 autonomi). Il turismo è stato uno dei settori più penalizzati dalla pandemia da Covid-19: se prima dell’emergenza, il comparto valeva il 13% del PIL nazionale, chiude il 2020 con una perdita di fatturato pari a 53 mld. Gli occupati nel settore turismo passano da 1,3 milioni a 953 mila con una diminuzione di 350 mila addetti. Tuttavia, le politiche governative a sostegno del lavoro hanno determinato la sostanziale tenuta del reddito disponibile delle famiglie italiane che ha perso soltanto il 2,5%. Il crollo dei consumi (-10.7%) derivante dai prolungati periodi di chiusura delle attività economiche, unitamente alla tenuta dei redditi disponibili delle famiglie, ha determinato un significativo aumento dei risparmi annui di oltre 80 miliardi di euro, depositati presso i conti bancari in più rispetto al 2019.

Il comparto del trasporto e della logistica non si è mai fermato durante tutto il periodo pandemico. I servizi di trasporto e di logistica, di fondamentale rilevanza per lo sviluppo dell’economia reale, costituiscono un presupposto funzionale per l’interscambio delle merci, l’acquisizione di fattori produttivi ed il collocamento dei prodotti sui mercati nazionali, europei ed internazionali, nonché rappresentano un driver fondamentale per la ripartenza del nostro paese, dell’industria, del commercio e del turismo. Il comparto dei servizi di trasporto e logistica, pur avendo garantito la continuità del servizio senza mai fermarsi, ha registrato una perdita complessiva di circa il 17%, configurandosi come una delle aree produttive più colpite dalla crisi Covid-19 nel corso del 2020.

Vi è quindi una lettura dei fenomeni riferiti al settore che va in due direzioni: a) una filiera eroica che, insieme ai medici, al personale sanitario e alle forze dell’ordine, ha sostenuto il settore produttivo e degli approvvigionamenti di prima necessità e di prodotti correlati all’emergenza sanitaria fin dall’inizio; b) marginalizzazione del settore a causa delle politiche economiche poco incisive a favore degli imprenditori del trasporto e della logistica. In questo scenario il comparto ha subito una perdita di 2 MLD a fronte di ristori inconsistenti. Nel corso del 2019 il cluster ha registrato una crescita di quasi il 6,5% del fatturato e ancora più robusta in termini di valore aggiunto, con tassi di crescita prossimi all’11%. Nello stesso periodo, si assiste anche ad un irrobustimento patrimoniale, con una crescita di oltre il 14% dell’attivo. Il primo dato che emerge dallo Studio elaborato dal Centro Studi ALIS è una diminuzione del fatturato nel corso del 2020 rispetto al 2019 di circa il 7,2%, che applicata al Cluster ALIS è pari a circa 2,1 miliardi di euro. Inoltre, si registra una diminuita marginalità del comparto. La ridotta marginalità del settore, tuttavia, viene in parte compensata dalle ottime performance dei servizi intermodali, favoriti dai nuovi investimenti in equipment tecnologicamente avanzati e sostenibili sotto il profilo ambientale. In particolare, i movimenti di merci via mare nei porti italiani ed europei sono stati in fase di espansione fino al 2019 per poi mostrare una flessione a causa della crisi. L’elasticità del servizio Ro-Ro (Roll-on/Roll-off) si affianca ad una maggiore integrabilità con i servizi stradali e ferroviari; ne deriva un miglior contributo alla realizzazione di reti di trasporto intermodali ecosostenibili per l’effetto di sostituzione con il vettore stradale sulle distanze medio-lunghe. La riduzione delle esternalità negative ambientali, in termini di emissioni di CO2, si sostanzia, infatti, sia con lo spostamento di mezzi pesanti dalla strada al mare, che nello svolgimento delle operazioni portuali in modo più rapido e spedito.

Il 2020 è stato un anno che ha segnato la storia mondiale. L’emersione di forti criticità legate alla crisi sanitaria da Covid-19 che ha determinato ripetuti blocchi alle movimentazioni di merci ha inciso anche sul Ro-Ro. Globalmente nel 2020 si registra un calo degli scali portuali per il settore del 12,9% rispetto allo stesso periodo del 2019. I volumi Ro-Ro in Italia lo rendono l’unica modalità tecnica di trasporto che è costantemente cresciuta negli ultimi 10 anni. La crescita del periodo 2016-2019 è stata, però, frenata dalla contrazione del 2020 a causa della pandemia. Il peso dell’Italia sull’UE nel 2020 nei traffici Ro-Ro nello short sea copre 1/3 della quota di mercato complessiva ed è maggiore rispetto a quello di paesi tradizionalmente considerati a vocazione marittima. Con un peso predominante rispetto alle altre modalità marittime. Il Ro-Ro, nel suo totale (Ro-Ro/totale SSS Italia), rappresenta il 19,3% (media degli ultimi 5 anni), contro il 17,9% di media dei container. Nel 2020 il traffico Ro-Ro in Italia ha superato i 105 milioni di tonnellate con un calo del -7%, più performante dell’andamento del traffico merci navale complessivo (-9,9%). Il cluster ALIS, nonostante le difficoltà e le criticità finanziarie causate dalla situazione pandemica, ha garantito -senza sospensioni i servizi di trasporto e di logistica registrando un sostanziale equilibrio rispetto al 2019, pur sostenendo extracosti derivanti dalle diseconomie dei flussi di carico delle merci trasportate. Tra il 2009 ed il 2019 la variazione della quota di mercato (Ro-Ro/totale SSS Italia) è raddoppiata passando dal 9,7% al 19,3%. Tali andamenti evidenziano, nell’ambito dei trasporti a corto raggio, il miglioramento delle performance di mercato del trasporto marittimo Ro-Ro, soprattutto nella funzione di shifting dei carichi rotabili dalla strada. Il cluster Alis, in linea con le più evolute innovazioni tecnologiche, ha raggiunto delle economie di scala e di scopo grazie agli investimenti effettuati da alcuni armatori italiani in navi di ultima generazione con sempre maggiore capacità di stiva, dotate di sistemi di efficientamento energetico. L’impegno e gli ingenti investimenti effettuati finora, oltre a quelli programmati per il rinnovamento delle flotte impegnate nel trasporto via mare, ha portato all’intero cluster un riconoscimento da parte del RINA per le performance di abbattimento di emissioni di CO2, che passano dai 6,4 kg di CO2 per trailer/miglio marino (con navi costruite nel 1999) agli 0,9 kg di CO2 per trailer/miglio marino (con navi di ultima generazione). Un traguardo straordinario che certifica oggi il trasporto marittimo come sette volte più sostenibile rispetto ai risultati raggiunti con l’impiego di navi di precedenti generazioni. La flotta dell’intero cluster Alis ha raggiunto già nel 2020 i target fissati per il 2050, ben trent’anni prima, ovvero una generazione avanti rispetto a tutti gli altri. Al 2020, nonostante il Covid-19, grazie anche alla diffusione dei servizi di Autostrade del Mare per tratte superiori a 800km, sono stati eliminati dalle strade oltre 2,1 mln di mezzi pesanti, quindi 56,7 mln di tonnellate sono state spostate dalla rete stradale alle rotte marittime, abbattendo le emissioni di CO2 per 2,5 mln di tonnellate. Ne consegue che per ogni tonnellata movimentata nei porti mediante RoRo vengono eliminati 44 KG di CO2. Nel complesso 125 mln di tonnellate spostate dalla strada su altre modalità hanno abbattuto le emissioni di co2 per oltre 4,4 mln di tonnellate. In conclusione, volendo dunque individuare il contributo del cluster Alis all’Italia, dall’analisi risulta evidente che nel solo 2020 attraverso il mare sono stati eliminati dalla strada circa 1,7 milioni di camion che trasportavano 47,2 milioni di tonnellate di merci abbattendo così 2 milioni di tonnellate di CO2.

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