Ulisse

Il mito Mediterraneo nel viaggio di Ulisse

di Giuseppe Romeo

C

os’è il Mediterraneo per l’Occidente o, anche, cos’è l’Occidente per il Mediterraneo? Due spazi e due culle di civiltà, due complementi dell’esperienza storica di un mondo di mezzo, collocato tra civiltà antiche che si affermavano e civiltà da scoprire. Tuttavia, entrambi essenziali nel confermare l’esistenza di un vincolo nella storia che nelle peripezie di Odisseo, l’Ulisse dei nostri ricordi, trova la sua centralità quasi fosse il primo eroe di un Occidente che lascia l’Olimpo nel suo confronto con il mondo. 

Se l’Odissea è il poema epico cui ogni erede della cultura pre-ellenistica affida le sue origini ad Omero prima che ad un Erodoto o dopo di un Tucidide, nelle avventure di Odisseo si risolvono i rigurgiti della costruzione di un’identità a metà strada tra continente e mare. Una sorta di alba delle relazioni politiche ed economiche che ha collocato il Mediterraneo, e ciò che sarebbe stato l’Occidente, al centro della storia del mondo. 

Tra guerre e alleanze, ragioni economiche e di egemonia dei mercati, oltre che di affermazioni di religiosità vicine ma lontane nello stesso tempo pur condividendo lo stesso Dio, il Mediterraneo ha rappresentato non solo un lago per le civiltà pre e post-ellenistiche, o pre e post-romaniche o delle scorribande saracene, poi delle flotte delle potenze moderne o delle vie terrestri per la conquista di un passaggio ad Oriente prima del Canale di Suez, ma un luogo di confronto/scontro per la conquista del potere marittimo e del potere continentale. Uno spazio umanizzato e culturalmente liquido, dove alla contaminazione culturale si è sostituita la sovrapposizione strategica di linee di supporto delle politiche di potenza soprattutto dalla fine dell’Ottocento ad oggi. 

Insomma, l’Occidente ellenistico, poi romano e ancora man mano europeo con l’ascesa delle monarchie e delle politiche di potenza ha affidato al mito il senso più profondo della ricerca, del viaggio, della fantasia, del sogno, della lucidità, dell’ironia, della maschera, dell’infinita capacità di metamorfosi. Ma se il mito ha permesso anche l’affermarsi di una politica egemone, pur costretto a dividerne le vicende con l’Islam ottomano, se ha cercato di affermare nel Novecento una versione idealizzata di una modernità votata ad affermare una supremacy occidentale – nonostante le guerre e le rocambolesche avventure coloniali – il mito dell’Occidente guida ed esportatore di valori ha permesso a culture in letargo di risvegliarsi, di manifestare il desiderio di vedersi riconosciuta una posizione preminente e un’importanza senza eguali nella formazione di una nuova via rispetto a quella europea. Ciò è valso per il mondo arabo e oggi per la Cina del nuovo impero, del nuovo millenarismo neoconfuciano e postmaoista. Dopo i successi e le crisi economiche degli ultimi anni del Novecento, la necessità di riorganizzare i rapporti politici e militari all’ombra dei mercati produttivi, il Mediterraneo cerca con difficoltà di ricollocarsi al centro delle relazioni mondiali nel tentativo di non veder spostare il centro di equilibrio e di interesse verso Oriente. 

Una necessità se non una condizione senza la quale non si potrebbe arginare, rideterminandone i fattori economici e di potenza, quello spostamento strategico verso Occidente che vede la Cina libera di intraprendere iniziative economiche nello spazio europeo come nel Nord Africa e negli Emirati. L’idea che la Nuova via della Seta si proponga come una strada di pura partnership è una illusoria visione di un modello cooperativo, quello messo in campo da Pechino, che usa l’apparente cooperazione per affermare una prospettiva di contrattazione competitiva nel governo dell’economia mondiale che spinge le risorse in surplus in quei mercati capaci di assorbirne le produzioni perché a ridotta competitività. 

In questo gioco a chi governerà gli scambi domani, il Mediterraneo, spazio di convergenza di interessi strategici rilevanti che vedrà il Vecchio e il Nuovo Mondo porsi alla resa dei conti, non può essere abbandonato a se stesso non solo dall’Europa continentale quanto dagli stessi Stati Uniti, questi ultimi troppo occupati a guardare cosa accadrà in Oriente dalla finestra del Pacifico piuttosto che da quella che dà sull’Atlantico.

Ecco, allora che l’idea che la contrattazione economica

si possa condurre in un altrove geopolitico lontano dall’Europa rende ogni sforzo pericolosamente inutile se Odisseo non riprenderà il largo nel tentativo di dominare i mari, leggasi mercati, di domani. 

D’altra parte, crisi o non crisi di vecchie autocrazie non più funzionali ai nuovi modelli di potere e di potenza, l’idea che il Mediterraneo possa essere un mercato di supporto alla crescita di economie diverse significherebbe svuotarlo di significato storico e di trasformarlo in una periferia del nuovo mondo, del nuovo ordine. 

Corridoi energetici, infrastrutture e produzioni nuovamente allocate nella regione offrirebbero al mondo nuove opportunità di equilibrio impedendo fughe in avanti di Pechino, mentre la Russia cerca di conquistare quanto possibile tra i nuovi due litiganti: Cina e Stati Uniti. 

Non si inventerebbe nulla che non si sia già stato sperimentato, ma senza crederci. La soluzione sulla quale ipotecare il futuro dell’Europa e degli Stati continentali esisteva e correva tra le acque del Mediterraneo e non solo. Dalle politiche commerciali delle convenzioni di Youndè – che attribuivano all’allora Comunità Europea una capacità di cooperazione e di sostegno dei Paesi del gruppo Acp (Africa,-Caraibi-Pacifico) – alla volontà di realizzare una comunità mediterranea nell’ambito di una possibile Conferenza di Sicurezza e Cooperazione nel Mediterraneo sino alla definizione della European Neighbourhood Policy. Una politica allargata ai proxies dell’Unione appena nata a Maastricht, inaugurata con la conferenza di Barcellona che si riunì il 27 e il 28 novembre 1995, rivisitata nel 2001, poi nel 2004, rivista dopo le primavere arabe e sino al 2015. Una politica con la quale si volevano mettere in comune capacità di guida concreta dell’economia del Mediterraneo venute meno, però, per effetto di scelte delocalistiche dei membri a maggior possibilità che hanno ridotto l’interesse verso il Mediterraneo prediligendo l’Oriente, considerato a buon mercato. 

La stessa Conferenza di Marsiglia del 3 e 4 novembre 2008 non aprì alcuna strada possibile per rivalutare un Mare che non è solo un mezzo, ma un ambiente, uno spazio economico ed umanizzato nel quale si confrontano Oriente ed Occidente. L’idea di coniugare obiettivi politici – con la creazione di una politica per garantire sicurezza e stabilità – con obiettivi economici che nel breve periodo avrebbero dovuto permettere l’istituzione di una zona di libero scambio già nel 2010 coinvolgendo i Paesi del Medio Oriente (EU- Middle East Free Trade Area Initiative, MEFTA) sembra essersi persa nelle nebbie di un Occidente troppo occupato a seguire il fascino di Circe piuttosto che prendere lezioni di disimpegno da Odisseo.

Oggi, l’idea di inaugurare una Politica europea verso il Mediterraneo non può non prevedere come e in che misura confrontarsi con la presenza della Cina non solo all’interno delle società che gestiscono le infrastrutturali, come il Porto del Pireo o le ambizioni su Trieste e Genova, ma nella gestione o condizionamento delle politiche economiche di molti Stati che si affacciano nel Mediterraneo o che ad esso ne sono a ridosso.   

Ma qualunque potrà essere il mondo all’indomani del regolamento di conti tra Cina e Stati Uniti, ogni nuova formula di equilibrio tornerà a cercare il suo centro al di là delle formule possibili di nuove città-stato interdipendenti, votate ad una self-governance, che si affacceranno in futuro. 

Perché, alla fine, il Mediterraneo è e rimane il miglior esempio, o laboratorio mai chiuso, di interconnessione economica, politica e culturale tra popoli costretti alla cooperazione nella diversità. Una ragione che l’Europa potrà cogliere se seguirà le tracce del suo Odisseo e la Cina, maga del momento, ne dovrà tenere conto e scendere a migliori condizioni. →

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