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I confini superati del “vecchio mondo”

Di MAURO ALVISI

 L’ing. don Isidoro Sánchez Garcia ha ricoperto diverse cariche istituzionali: Deputato, Senatore, Europarlamentare, Responsabile Relazioni istituzionali del Governo delle Canarie, Membro del Consiglio Superiore Entità Canarie all’estero, Vice presidente Promozione Culturale delle Canarie in Europa, Direttore Parchi Nazionali del Teide e Garajonay (Patrimonio Mondiale Unesco), Presidente Fondazione Università La Laguna, Riconoscimenti: Premio Foedus, Cittadino Onorario dello Stato di Washington, Cittadino Onorario La Orotava (Tenerife). Attestati di Benemerenza: Italia, Spagna, Stati Uniti, Cuba, Equador, Venezuela.

MedAtlantic lo ha intervistato sugli scenari del mondo occidentale

– Mediterraneo e Atlantico segnano da sempre il confine tra vecchio e nuovo mondo. Questa suddivisione ha ancora senso compiuto? Quanto di vecchio e di nuovo esiste in questi due continenti liquidi che bagnano le terre emerse d’Occidente e perché?

«Un mare, il Mediterraneo, e un oceano, l’Atlantico, sono masse liquide del pianeta Terra che hanno sempre caratterizzato la differenza tra la razza che separa il Vecchio dal Nuovo mondo.  Questo ha fatto sì che l’arcipelago delle Canarie e in particolare l’isola di El Hierro fosse considerato da Plinio il Vecchio e da Tolomeo come il Meridiano Zero per segnare il riferimento geografico della navigazione dei paesi occidentali europei del Medio Atlantico, in particolare il Portogallo, la Spagna, la Francia, l’Inghilterra e i paesi nordici. Così fino al 1884 quando si tenne il Congresso Internazionale di Geografia e gli inglesi presero come nuovo riferimento il Meridiano di Greenwich. Poiché la storia la fanno le persone, bisogna calarsi nel mondo mediterraneo per comprendere evocativamente la figura di un Italiano, il genovese Cristoforo Colombo, quale artefice della scoperta delle Americhe nella sua ricerca delle Indie viaggiando verso l’ovest. Un Italiano, Mediterraneo, che mise la propria esperienza al servizio del Regno di Spagna, attraversando il Mare Oscuro o Mare Sconosciuto per scoprire, per l’Europa occidentale, il Nuovo Mondo. Come supporto logistico Colombo fece riferimento di sosta presso le Isole Canarie, sia a La Gomera che a Gran Canaria, per concretizzare l’atto più importante della globalizzazione del pianeta. Lasciò l’Isola Colombina (La Gomera ndr) il 6 settembre per raggiungere l’isola di San Salvador o Guanahani il 12 ottobre dello stesso anno, 1492, nelle acque americane. Nella letteratura riguardante i viaggi sono soprattutto gli europei ad essere pionieri. Si tratta di quattro mediterranei: l’italiano Marco Polo e il tangerino Ibn Battuta per l’Oriente; prima del XV secolo abbiamo il genovese Cristoforo Colombo e l’atlantista Alexander von Humboldt per l’Occidente, rispettivamente alla fine del XV e del XVIII secolo. Le Isole Canarie furono conquistate dalla corona di Spagna in spedizioni successive che si protrassero per 94 anni. La prima fu Lanzarote nel 1402 e l’ultima fu Tenerife nel 1496. L’arcipelago delle Canarie divenne da allora un punto geostrategico perché spagnoli e portoghesi si dedicarono alla ricerca di punti a rilevante valenza economica della costa Africana e Americana, legati alla pesca e ad altre risorse naturali come minerali, gas, petrolio e materie prime oltre al dominio territoriale coloniale».

EUROPA, AFRICA, AMERICA DEL NORD, AMERICA LATINA E ASIA.

– Europa, Africa, America del Nord, America Latina, Asia sono bagnate o lambite da questi mari che vanno dal Vicino Oriente al Lontano Occidente. Uno spazio geografico, storico, strategico, politico e commerciale. Come lo si può integrare nei prossimi anni? Quali sono le sfide aperte? Quali le minacce incombenti?

«Così vennero definiti i continenti: prima l’Africa, culla dell’Homo sapiens, che visse la divisione del collettivo umano verso l’Europa e l’Asia fino a raggiungere, dopo lo Stretto di Bering, le Americhe, in primo luogo il nord e poi il sud dopo aver attraversato la Mesoamerica. Già nei secoli successivi al XV secolo, i marinai mediterranei scommettevano sui viaggi avventurosi in barca attraverso gli oceani. Alcuni per l’Oriente, Medio ed Estremo, altri per l’Occidente. Alcuni addirittura circumnavigavano il globo. Il prussiano Alexander von Humboldt amava viaggiare fin da giovane e di conseguenza decise di studiare l’opera e la geografia di Colombo riuscendo a viaggiare nel 1799 dall’Europa alle Canarie, continuando poi verso i Caraibi, il Sud America e il Nord. Fu lui ad innescare il fenomeno della globalizzazione e stiamo parlando del XVIII secolo! Bisogna riconoscere che quando Colombo incontrò il Nuovo Mondo gli europei cominciarono a emigrare nelle terre americane, in particolar modo gli spagnoli, i portoghesi, i canari e i madeirensi, isolani di entrambi i paesi. Molti di loro contribuirono a superare la crisi socioeconomica della loro terra, permettendo di aumentare la ricchezza agraria delle terre trovate. Con la mescolanza umana in continua crescita ecco apparire l’integrazione. La Spagna ed il Portogallo cominciano a viaggiare verso le terre asiatiche. La Spagna raggiunge le Filippine mentre il Portogallo l’Indonesia. Appare uno spazio geografico spettacolare che nel tempo diventa storico, addirittura strategico dal punto di vista politico e commerciale. Si assiste alla nascita della concorrenza.

«L’Asia sembra essere isolata ma gli inglesi ed i francesi giocano la carta dell’avvicinamento strategico sull’onda del successo in India e Concincina. Cina e Giappone, insieme ad altri paesi emergenti riescono a mantenere le distanze nel tempo. Come i paesi della Mongolia, del Pakistan e dell’Afghanistan. Iran, Iraq e altri paesi arabi adottano la stessa strategia.

L’Africa subisce un processo di colonizzazione che viene definito alla fine del XIX secolo con la ripartizione geografica del territorio, esattamente nel 1885. Questo processo ha un forte impatto sull’organizzazione delle nazioni in terra africana e oggi si vivono le conseguenze di questo fenomeno politico. In alcuni casi si trasforma in guerra fredda e terrorismo.

Il desiderio di potere porta a questo, con un’attenzione particolare alle risorse energetiche, al gas e al petrolio. Anche l’America vive le conseguenze del processo coloniale del XIX secolo, ma il rapporto delle potenze coloniali di Spagna e Portogallo con le repubbliche latino americane attenua in modo accettabile le situazioni politiche.

IL MEDITERRANEO EUROPEO

E L’AMERICA

– I mediterranei europei conquistarono le Americhe, varcando l’Atlantico e aprendo il rinascimento. Esiste ancora un nuovo mondo possibile? Quali sono le nuove Americhe dell’uomo? Le Americhe possono riconquistare l’Europa e il Mediterraneo o è l’Africa il punto con cui si inscrive il cerchio?

La strategia di conquista da parte degli europei mediterranei verso le Americhe, nel 1492, è un vero esempio di globalizzazione. Si tratta di un fenomeno migratorio fondamentale che per secoli ha visto coinvolte generazioni e generazioni, come possiamo vedere ancora oggi. Si tratta di un processo attualmente molto accelerato, che coinvolge centinaia di migliaia di persone. Alcuni storiografi del nostro tempo prendono come significativo esempio il prussiano Alexander von Humboldt, vissuto nel XVIII secolo e il cubano José Marti, figlio di una donna canaria, Leonor Pérez, del XIX secolo. Le Isole Canarie furono un concreto esempio di emigrazione dal XVI al XX secolo, principalmente verso le Americhe coloniali spagnole, tenendo presente che quasi sempre la gente era sospinta da motivi di povertà familiare, senza dimenticare le ragioni politiche emerse durante il periodo della guerra civile spagnola, dal 1936 al 1939. Sono una concreta realtà sotto gli occhi di tutti le migrazioni della gente Canaria verso Cuba ed il Venezuela. Non meno importanti furono gli esodi verso l’Argentina e Uruguay fin dal 1600. In misura decisamente inferiore assistiamo ad una migrazione verso Porto Rico, Filippine, senza dimenticare mete come il Messico e gli Stati Uniti d’America. L’esistenza delle Entità Canarie all’estero, che furono approvate alla fine del XX secolo, dopo l’entrata in vigore dello Statuto di Autonomia delle Canarie, mi permise di conoscere l’impronta di costume lasciata dai nostri concittadini, inclusa l’eredità di stile di vita nelle terre americane, principalmente in quelle del sud (Cuba, Venezuela, Argentina e Uruguay). Molti di loro furono costretti a perdere la cittadinanza spagnola pur di poter avere un lavoro. Data la situazione politica in alcuni paesi americani e in Europa, dopo l’adesione della Spagna all’Unione europea, non è facile pensare a un altro mondo. Questa considerazione vale sia per le Canarie che per il resto dei Mediterranei europei. Credo che il panorama sia cambiato e che ora si debba parlare di Continenti. Forse così possiamo comprendere che l’Africa è il punto in cui si inserisce il cerchio della globalizzazione; ritengo che questa nuova realtà sia frutto dell’interesse degli Stati Uniti come della Cina. E’ sufficiente recarsi in questi Paesi per comprendere quanto sia difficile affermare quali siano le nuove Americhe dell’Uomo Europeo. Soprattutto se guardiamo al Continente Africano dove il Sahel sahariano è una realtà multiforme, complicata da capire per gli europei Mediterranei, sia sotto l’aspetto geografico, politico istituzionale o geostrategico, sia per quell’epidemia golpista che attraversa l’Africa come i casi di Sudan, Mali, Guinea e Ciad ci ricordano quotidianamente.

GEOPOLITICA ED ECONOMIA

MEDATLANTICA

– Esiste uno spazio di manovra per la geopolitica e l’economia medatlantica?

« spazio di manovra per la geopolitica e l’economia nell’area Mediterraneo-Atlantica è quello che è. Difficile in alcuni casi, possibile in altri. Dipende dalla ubicazione dei paesi nello scenario del Mar Mediterraneo. In geopolitica ed economia i paesi europei hanno maggiori possibilità rispetto ai paesi africani, anche se non vanno trascurati quelli del Medio Oriente oltre al Marocco, Algeria e Turchia. Ritengo che l’eredità dei paesi europei nella colonizzazione del Continente Africano alla fine del XIX secolo abbia avuto un’influenza significativa su questa situazione. Nessuno si ritiene soddisfatto delle proprie risorse. Basta guardare i recenti incontri del Gruppo G 20 a Roma o il summit sul cambiamento climatico a Glasgow per comprenderlo. Per quanto riguarda l’evento del G 20 dobbiamo ricordare che riunisce paesi le cui economie rappresentano oltre l’80% del PIL mondiale, il 75% del commercio mondiale e il 60% della popolazione. Di recente ho scritto che il mondo è in stato di agitazione caotica e questa mia analisi viene confermata da alcuni giornalisti spagnoli quando parlano di malgoverno mondiale a causa delle sfide poste ad una recente Assemblea delle Nazioni Unite; la conclusione è che per raggiungere valide e durature soluzioni è conveniente e necessaria un’azione chiara e decisa da parte dei grandi poteri. Nel mio articolo insistevo sull’incapacità dei governi di risolvere i gravi e grandi problemi che stiamo vivendo. Nelle nostre considerazioni non dobbiamo mai dimenticare il peso di due eventi planetari: il cambiamento climatico e la pandemia generata dal Covid-19. A peggiorare le cose vi è l’assenza di contatti bilaterali tra i vari paesi; ciò significa un aggravamento ulteriore dei problemi che devono ancora essere risolti. Cito per maggior chiarezza gli Stati Uniti e la Cina, il Marocco e l’Algeria, l’Unione europea e la Russia, tra i tanti altri. Stiamo parlando, tra paesi avanzati, emergenti e svantaggiati, di circa 200 realtà nazionali».   

RADICI CULTURALI DI AFRICA,

EUROPA E AMERICA.

– Africa, America, Europa hanno differenti radici culturali. Quali sono i terreni di natura interculturale e multilaterale per una integrazione mediterranea e atlantica?

«Il continente Africano, l’Europeo e l’Americano sono densi di avvenimenti importanti. Nello specifico il continente africano ha un ruolo significativo nella storia dell’uomo, mentre quello europeo viene identificato per essere il Vecchio e le Americhe come il Continente Nuovo. Tutto questo viene espresso in termini euromediterranei. Nel caso dell’Atlantico che bagna le coste dell’Africa, evidenzierò quattro arcipelaghi che compongono la cosiddetta Macaronesia, isole fortunate dal punto di vista naturalistico: Azzorre, Madeira, Canarie e Capo Verde. Tutte hanno vissuto nel tempo l’arrivo di gruppi dal Nord Africa e dall’Europa meridionale. Un amalgama incredibile di esseri viventi che hanno fatto parte delle isole Macaronesiche, tutte di natura vulcanica, dove le Canarie si distinguono per la loro numerosa presenza e per l’arrivo di gruppi berberi ed europei in particolare dalla Penisola Iberica, Spagna e Portogallo, senza dimenticare Francia e Italia. Le culture dell’Europa meridionale e dell’Africa settentrionale occupano gli spazi insulari al punto che si può parlare del ruolo geostrategico delle Isole Canarie in relazione al triangolo Africa, Europa e Americhe, nonché di ponti relazionali con questi tre Continenti: in campo interculturale e multilaterale. Esperti di storia e sociologia dell’America sottolineano che non si può capire il mondo Americano se non si conoscono le Isole Canarie; a tale scopo è d’obbligo passare in rassegna la storia di Venezuela e Cuba, del Messico e degli Stati Uniti, dell’Argentina e dell’Uruguay. Oltre al contributo di lavoro e al sangue versato, le Canarie hanno portato in queste terre anche la gestione dell’uso dell’acqua, soprattutto per quanto concerne il risparmio di questa preziosa risorsa in funzione delle colture agricole. Alcuni docenti hanno fatto proprio l’idioma canario che in realtà ha radici nella lingua spagnola; lo stesso vale per la musica. E naturalmente per una parte dei dirigenti politici. Sono i casi di Cuba e Venezuela. Eccezionale è stato il viaggio nelle regioni equinoziali del Nuovo Continente del naturalista tedesco Alexander von Humboldt che ha confrontato e descritto la geografia delle Isole Canarie e dei luoghi visitati, nonché i suoi vulcani e i cosiddetti tappeti di vegetazione, del tutto straordinari. Un amico venezuelano, consulente economico e diplomatico, Luis Xavier Grisanti, mi insegnò, verso la fine del XX secolo, l’importanza della necessità di realizzare un meeting eurolatino-americano. Evocò Uslar Pietri al momento di ricordare gli incontri e le divergenze tra i popoli del Vecchio e del Continente Nuovo, nonché l’importanza dell’analisi teorica delle relazioni politiche, economiche, sociali e culturali tra l’Europa e l’America latina. Concordo con il suo impegno volto a dare maggior consistenza e capacità decisionale alla Comunità Transatlantica composta da Nord America, Unione Europea, America Latina e Caraibi al fine di rafforzare la democrazia intercontinentale e lo sviluppo sostenibile senza dimenticare la cooperazione allo sviluppo stesso. Tutto questo pensando a un nuovo Interregionalismo Transatlantico.

PREVALENZE TRA 2021-2030

– Commerci, guerre, nazionalismi, migrazioni, disparità sociali e povertà, conflitti religiosi, nuove forme di imperialismo da un lato e dall’altro produzioni culturali, ibridazioni sociali e politiche, l’affermarsi del pensiero della comunità scientifica, una tecnologia capace di facilitare l’intelligenza cooperante per il bene comune. Cosa prevarrà in questo decennio?

«Alla fine del XX secolo, precisamente nel 1999, ebbi l’opportunità di essere eletto deputato spagnolo al Parlamento europeo. In quell’occasione mi unii al Gruppo Liberale che tanto avevano promosso gli Italiani. Uno di loro era Romano Prodi, come leader europeo. Poi conobbi Francesco Rutelli, deputato europeo per l’Italia e sindaco di Roma. Ci incontrammo nella capitale italiana il primo giorno “politico” del nostro Gruppo Liberale europeo e sollevammo, con la condivisione del nostro presidente Pat Cox, due questioni simili che gruppi di emigrati italiani e spagnoli in Venezuela ci avevano esposto in merito alla governance che era stata avviata dal Presidente della Repubblica Boliviana Hugo Chávez. Non riuscimmo a far accettare al gruppo socialista europeo la nostra proposta di discutere la situazione politica in Venezuela a causa del suo impatto sugli emigranti europei. Vent’anni dopo si può toccare con mano cosa è successo al presidente Maduro e al suo governo. Iniziò così l’anno 2000 e un Nuovo Ordine Internazionale divenne di moda nel XXI secolo. Esperti di ogni settore evidenziavano probabili eventi quali: disastri naturali, cambiamenti climatici, migrazioni, terrorismo, guerre, globalizzazioni accelerate, etc. Per questo ritengo conveniente stabilire delle priorità secondo una visione pluri decennale; solo in questo modo potremo indicare cronologicamente le strade giuste da seguire. Dall’approccio che mi è stato formulato, vorrei coniugare produzioni culturali con ibridazioni politiche e sociali orientate al bene comune, passando dall’affermazione del pensiero della comunità scientifica affinché i cittadini accettino le loro esposizioni. Auspico inoltre l’avvento di una tecnologia in grado di facilitare l’intelligenza collaborativa orientata a conseguire il bene comune. In questo modo diventa più facile stabilire relazioni commerciali tra i popoli, evitare guerre, migrazioni, disuguaglianze, conflitti religiosi e nuove forme di imperialismo. Non capisco come sia possibile che il Marocco firmi un contratto con una società israeliana per lo sfruttamento delle acque del Sahara quando il Consiglio Europeo di Edimburgo ha adottato una risoluzione in merito all’ampliamento dell’Unione europea alle Canarie, sulle quali non ha la sovranità, dopo che i tribunali europei hanno bocciato altri patti per la questione del Sahara». 

VOCAZIONI DELLE CANARIE

– Qual è la vocazione passata, presente e futura di un arcipelago come le Canarie, una vera terra di mezzo sospesa tra tre continenti?

«È vero che l’arcipelago delle Canarie, oggi Comunità autonoma di Spagna dopo l’approvazione dello Statuto di Autonomia e Regione Ultraperiferica dell’Unione Europea dopo l’adesione del Regno di Spagna alle Comunità Europee nel 1986, è considerato un territorio sospeso tra tre Continenti: Africa, Europa e America. Geograficamente situato tra i 27° e i 29° dell’emisfero nord e i 13° e 18° del Meridiano Zero di Greenwich. E’ idealmente incorniciato in un rettangolo di 500 km. di lunghezza e 250 km. di larghezza; dista circa 100 chilometri dal continente africano sul lato del Sahara che si trova di fronte alle isole di Lanzarote e Fuerteventura. Nel corso di più di 500 anni di storia le Isole Canarie hanno avuto diversi tipi di vocazione. Il passato era concentrato su quella esclusivamente emigratoria; infatti a partire dal XVII secolo si hanno precise testimonianze di imbarcazioni impegnate in avventurosi viaggi verso paesi dell’America come Cuba. Dal XVIII secolo le rotte preferite riguardavano Cuba, Venezuela, Portorico, Stati Uniti, Messico, Argentina e Uruguay.  Le Canarie erano isole che asservivano i velieri in quanto punto di rifornimento strategico ma anche transito della posta ufficiale del regno di Spagna, dalla penisola alle Americhe. Principalmente dalla Galizia a Tenerife, per seguire a volte La Palma e attraversare il Charco (parodia dell’Oceano ridotto a stagno o pozzanghera ndr) fino a raggiungere Puerto Rico e poi Cuba. La vocazione attuale può essere considerata duplice: una è la Regione Ultraperiferica Europea e ricettrice di turismo, l’altra il percorso della migrazione africana verso l’Europa. Sorge spontanea la domanda: qual è la futura vocazione delle Isole Canarie? Ebbene, è legata a diversi fattori condizionanti tra cui l’oggettiva prossimità al continente africano di cui è da tener ben presente lo stato economico, il tasso di povertà, la formazione della popolazione giovane e la produzione di materie prime. E’ fondamentale   risolvere l’equazione export/import e contestualmente si deve superare la crisi delle ondate migratorie».

ISOLE CANARIE,

STARGATE INTERCULTURALE?

– Le Canarie possono recitare un ruolo di stargate interculturale tra un Mediterraneo Euro-Asiatico e un Atlantico Afro-Americano? Se si come?

«La verità è che la risposta deve essere positiva e sono convinto che le Isole Canarie possano svolgere il ruolo di stargate interculturale tra un Mediterraneo eurasiatico e un Atlantico afroamericano. Come? Ho riletto il libro “I Diritti dell’Occidente”, Geopolitica delle Regole Globali, opera del professore italiano Mauro Bussani per poi andare a consultare nuovamente lo Statuto di Autonomia delle Isole Canarie, rivisto nella sua terza edizione del 2018, al capitolo II, Azione estera delle Canarie e in particolare all’articolo 198.3 che si occupa di Informazione e partecipazione a trattati internazionali in riferimento  a  specifiche materie di interesse per le Isole Canarie e in particolare per quelli relativi alla sua posizione geografica come Regione Ultraperiferica Europea. Si evidenziano gli accordi stipulati e quelli richiesti a seguito di politiche di cooperazione allo sviluppo con i paesi limitrofi, incluso quelli che consentono di rafforzare i legami culturali con quei paesi o territori in cui sono presenti comunità canarie o discendenti canari. Abbiamo diverse esperienze in questo senso. Da un lato le Entità canarie all’estero, sia in America che in Europa e dall’altro la formalizzazione di accordi culturali con alcuni Paesi. Oltre alle mie esperienze personali quali, per esempio, la collaborazione con le associazioni di Cuba, quindi con la scuola di spagnolo a Casablanca, in Marocco, e con l’università a Capo Verde, oltre alla promozione culturale delle Canarie in Europa realizzata a Berlino. Musica, letteratura, pittura, nonché audiovisivi e teatro costituiscono i campi della performance culturale. Associazioni culturali come ACH di Humboldt nelle Isole Canarie o En el Jardin della poetessa cubana Dulce María Loynaz, hanno reso possibili scambi culturali con Cuba, Perù ed Ecuador, oltre che con Madrid e Berlino. E’ importante evidenziare il ruolo delle Canarie nello scambio biologico di piante provenienti dall’America e dal Mediterraneo che hanno arricchito gli archivi del Giardino di Acclimatazione de La Orotava (Tenerife) o quello dei semi di patate peruviane, delle piante messicane come il mais oltre all’agave e al fico d’india. Di grande importanza fu il compito riservato alle viti da vino che viaggiarono dalle isole greche alle Canarie per stabilirsi dal XV e XVI secolo a Lanzarote e El Hierro, all’inizio della conquista europea». 

BAUMAN E LA MODERNITÀ LIQUIDA

– Zygmunt Bauman ha teorizzato, dimostrandone gli effetti, la società liquida, con il crollo della dimensione solida reale di Stati e Istituzioni. Sotto questo profilo, hanno ancora ragion d’essere organismi come le Nazioni Unite, la UE, la NATO, la Lega Araba, l’Unione Africana, l’Unione per il Mediterraneo, o per un nuovo ordine mondiale occorre pensare ad altri strumenti e organismi? «È interessante la metafora che emerge dall’analisi della Modernità Liquida commentata dal filosofo e sociologo polacco Z. Bauman, Premio Principe de Asturias (Spagna), nel 2010, insieme a un collega francese. Ha confermato che la Modernità Liquida è una figura di cambiamento costante e transitorio legata ad una serie di fattori educativi, culturali ed economici. Bauman separa il liquido dal gassoso, che sono fluidi, dagli elementi solidi che hanno forma definita e fissa e sono l’opposto di quello liquido e gassoso che subiscono cambiamenti in modo continuo e conservano la loro forma in modo facile. Sono un esempio dei problemi che sorgono nella nostra società. Curiosamente il sociologo polacco cerca di dimostrare con ciò l’incoerenza delle relazioni umane in diversi ambiti anche se non coincide con quello che il naturalista prussiano Alexander von Humboldt aveva detto al proprio fratello filosofo e diplomatico Wilhelm, che amava ricordargli come l’aspetto più importante nella società riguarda le relazioni umane. Applicando il concetto di Modernità Liquida alla società attuale, alcuni autori rilevano il crollo della dimensione solida degli Stati e delle Istituzioni se si considera la opportunità di mantenere organizzazioni come l’Unione Europea, la NATO, l’Unione Africana, o l’Unione Mediterranea e si chiedono se sia necessario che per questo nuovo ordine mondiale che stiamo vivendo o vivremo, dobbiamo pensare ad altri organismi e ad altri strumenti. Forse si, sarebbe la mia risposta, considerando le mie esperienze dirette ma a questo punto dovrei scrivere una Memoria Storica Coloniale per sapere cosa è successo in continenti come l’Africa e principalmente l’America. Tornando all’opera “I Diritti dell’Occidente” capisco perché il professor Bussani volle insistere circa la spiegazione dell’origine, della struttura e della portata del diritto occidentale. Riteneva che uno dei meriti principali di essa consistesse nel costringerci a praticare una sorta di esercizio di empatia, invitandoci a metterci nei panni degli altri, cioè di chi non fa parte della società occidentale, cioè cittadini, religioni, culture e ordinamenti giuridici diversi da quelli prevalenti nella nostra parte di mondo. Ciò è noto come alterità. Dovremmo quindi cercare l’efficienza e la sicurezza giuridica di un nuovo Ordine Mondiale che garantisca l’uguaglianza democratica in una società liquida come la nostra».

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