Disabilità

Cultura della disabilità. Integrazione e coesione

di Vincenzo Zoccano

I

l punto nodale dell’integrazione sociale, economica e civile delle persone con disabilità, non è il come integrarle, ma il come non escludere chi è già parte della comunità, adottando ogni necessario ragionevole accomodamento, per rendere effettivi i loro diritti. Occorre pertanto avere una visione complessiva e trasversale dei temi della disabilità, per realizzare quel cambio di passo, non solo culturale, oggi non più rinviabile, che deve produrre un effettivo miglioramento della qualità della vita delle persone con disabilità e dei loro nuclei familiari, nelle sue componenti e problematiche generazionali, relazionali, socio assistenziali, previdenziali ed economiche. 

Occorre quindi agire per elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione, protezione e promozione sociale, favorendo la partecipazione, la non esclusione, il pieno sviluppo, l’autonomia e le pari opportunità delle persone con disabilità. 

Occorre agire per valorizzare il potenziale di crescita e di occupazione lavorativa della persona con disabilità.

Occorre agire, con una forte intesa tra gli Organi Costituzionali anche per rendere effettivi i dettami della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. 

Occorre prendere atto che il tema della disabilità non è un “tema a parte” rispetto alla politica di governo ma trattasi di “tema trasversale”, che deve essere parte integrante di tutte le azioni di Governance, in quanto concerne i diritti dei cittadini, nella consapevolezza che persona con disabilità talvolta si nasce, ma lo si può anche diventare per i casi della vita o per l’avanzare dell’età.

Occorre, come principale azione dell’agenda politica, armonizzare, riordinare e semplificare, anche innovandole, le disposizioni dell’ordinamento vigente in materia di disabilità, per rendere effettivi i diritti delle persone con disabilità e dei loro nuclei familiari, in un quadro di rinnovato patto di solidarietà civile.

Occorre rendere effettiva, promuovendola in un quadro di regole certe, la fondamentale e necessaria azione di ascolto delle persone con disabilità e dei loro nuclei familiari, attraverso il coinvolgimento fattivo di tutte le loro associazioni di rappresentanza, in attuazione dell’articolo 4, comma 3 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.

Questo è un primo nucleo di quella visione trasversale sui temi della disabilità, che deve necessariamente includere tutte le articolazioni degli Stati e deve essere per tanto, inquadrata in capo ad un dicastero, ben strutturato, dedicato con deleghe piene, con un forte mandato politico, specifiche e capaci di rendere effettivi ed efficaci i diritti delle persone con disabilità e dei loro nuclei familiari, per troppo tempo rimasti ai margini delle agende politiche.

In poche parole, 80 milioni di persone con disabilità in Europa, 1 miliardo di persone a livello mondiale, non dovranno mai più essere un costo ma un investimento.

Solo attraverso questo sostanziale cambio di paradigma giungeremo ad una concreta INCLUSIONE di questi cittadini fra i cittadini, cancellandone stigmi e presunte debolezze o fragilità, figlie di una cultura “antica”, non appartenente all’attuale momento storico.

Naturalmente, tutto ciò andrebbe necessariamente inquadrato in ottica di reciprocità tra gli Stati, non possono esistere discriminazioni fra cittadini residenti in un Paese rispetto ad un altro.

Il faro fondamentale per una concreta ed omogenea attuazione di tali politiche esiste ed è rappresentato dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità fatta a New York il 13 dicembre 2006 con il relativo protocollo opzionale entrato in vigore il 3 maggio 2008; accanto a questa vi è anche la nuova strategia europea sui diritti delle persone con disabilità 2021-2030, adottata dall’Unione Europea nel marzo 2021 che attualizza e completa significativamente le linee guida da perseguire per una completa inclusione delle persone con disabilità.

Gli assi fondamentali d’azione della nuova strategia europea, come dichiarato dalla stessa U.E. si basa sui seguenti fondamentali punti:

l’accessibilità: la possibilità di circolare e soggiornare liberamente, ma anche di partecipare al processo democratico

una qualità di vita dignitosa e la possibilità di vivere in autonomia, poiché si concentra in particolare sulla deistituzionalizzazione, sulla protezione sociale e sulla non discriminazione sul luogo di lavoro

la parità di partecipazione, in quanto mira a proteggere efficacemente le persone con disabilità da qualsiasi forma di discriminazione e violenza, a garantire pari opportunità e accesso per quanto riguarda la giustizia, l’istruzione, la cultura, lo sport e il turismo, ma anche parità di accesso a tutti i servizi sanitari

il ruolo dell’UE nel dare l’esempio

l’intenzione dell’UE di fare della strategia una realtà concreta

la promozione dei diritti delle persone con disabilità a livello mondiale.

La nuova strategia rafforzata tiene conto delle diverse disabilità, comprese le minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine (in linea con l’articolo 1 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità), spesso invisibili.

Tiene conto dei rischi dello svantaggio multiplo affrontati da donne, bambini, anziani, rifugiati con disabilità e persone con difficoltà socioeconomiche, e promuove una prospettiva intersettoriale in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS).

In sintesi quindi, occorre che tutti gli stati, e non solo quelli europei, tengano debitamente conto degli strumenti sopra citati, adeguando il proprio impianto legislativo ai principi in essi declinati, ad ogni loro livello territoriale.  

Ogni persona con disabilità, in quanto persona, dev’essere messa in condizione di parità rispetto alle altre persone, in tutti gli ambiti della vita politica, sociale ed economica.

Il cambio di paradigma sulla disabilità, avverrà soltanto quando vi sarà la consapevolezza che la persona in condizione di disabilità non è e non dev’essere un costo ma un investimento, tenendo debitamente conto delle “ABILITÀ residue” di ciascuna persona, delle sue potenzialità e dei suoi desideri; occorre quindi costruire politiche di protezione sociale in ordine a quelle funzioni che dovessero venir meno rispetto alla condizione di disabilità, accanto ad altrettante politiche di promozione sociale per quanto concerne le innumerevoli “abilità” che ogni persona possiede, per sua natura, indipendentemente dalla sua condizione, prima fra tutte l’abilità della dignità che è propria di ciascun essere umano.

Se tutti questi strumenti, accanto ad una consapevolezza culturale, diverranno patrimonio di ciascuno di noi, attueremo quel cambio di paradigma che tutte le persone con disabilità accanto alle loro famiglie auspicano, non già nell’interesse particolare di una categoria, ma nell’interesse di tutta la comunità; ed ecco che si attualizzerebbe quello che chiamo: “il mio mantra”: 

“DOVE VIVE BENE UNA PERSONA CON DISABILITA’, VIVIAMO MEGLIO TUTTI”! →

*Già Sottosegretario di Stato 

con deleghe a Famiglia e Disabilità